Separazione e divorzio: la sofferenza psichica di bambini e adolescenti 1 Gennaio 2017

La separazione o il divorzio dei propri genitori comporta da parte dei figli il doversi confrontare con varie perdite e con la ristrutturazione dei ruoli individuali. I ruoli che si assumono negli anni formativi plasmano il carattere, dunque alcuni ragazzi, a seguito delle esperienze vissute, potrebbero diventare più forti, sicuri di sé e maturi, altri invece, mettono in atto delle strategie difensive, imparano a nascondere i loro veri sentimenti, diventano troppo diffidenti o troppo possessivi, si mettono nei pasticci per attirare l'attenzione dei genitori.

Se per alcuni fortunati l'esperienza del divorzio è un evento transitorio, assimilabile e superabile nel giro di uno o due anni, per altri è un esperienza “cumulativa” cioè non si esaurisce con il tempo ma continua inalterata a procurare i suoi effetti. In questo caso è possibile individuare tre momenti critici.

Il primo di questi è la notizia della rottura: Durante questa fase i figli vivono forti emozioni che vanno dallo stupore alla paura, dalla rabbia alla tristezza o alla vergogna. Talvolta possono provare, insieme a questi sentimenti, anche un senso di liberazione soprattutto quando la notizia giunge dopo un periodo di ostilità o di maltrattamenti.

Per poter superare lo stress, un figlio deve poter esprimere liberamente i propri sentimenti, parlare delle proprie preoccupazioni e trovare comprensione, supporto e rassicurazione. Non sempre però, purtroppo, i genitori sono in grado di aiutare i figli ad esprimere i propri sentimenti, soprattutto se loro stessi si trovano sotto shock. Successivamente vi è la fase della presa di coscienza, in cui si comincia a percepire il vuoto lasciato dal genitore che se n'è andato di casa. Così in alcuni momenti la casa può sembrare vuota, in altri ci si sente soli e trascurati. Questa fase è assimilabile a quello che accade con la perdita di una persona cara. La consapevolezza che qualcosa si è rotto e non tornerà più come prima, la rabbia che si prova nei confronti del genitore che non c'è più o che si è allontanato da casa, sono comuni ad entrambe le situazioni, ed è per questo che si può parlare di una elaborazione del lutto rispetto al matrimonio dei genitori. Inoltre ci si trova ad affrontare l'ingresso in casa, e nella propria vita, dei compagni di mamma e papà. Questo, come ogni novità, richiede un tempo di elaborazione. Il figlio può diventare l'amico o il confidente del genitore con cui vive, oppure può sentirsi ostaggio di un legame soffocante o di presenze non gradite e ribellarsi.

Infine è necessario confrontarsi con i progetti sentimentali futuri. In molte famiglie divorziate l'adolescenza è anticipata. I figli cercano di colmare la carenza affettiva con un legame amicale, sentimentale o sessuale. Qualche volta il compenso affettivo lo vanno a cercare nell'alcol e nella droga. Può accadere che una figlia adolescente il cui padre ha lasciato la famiglia per una donna, cerchi una relazione con un uomo molto più anziano di lei.

Una ragazzo, inoltre, può vivere con fastidio la sessualità dei propri genitori con altri partner in una fase in cui deve ancora orientarsi sulla propria e non ha vissuto ancora un rapporto amoroso. Per alcuni, poi, il disagio maggiore può arrivare in età adulta, quando ci si confronta con il proprio modello di famiglia che si è appreso. Non avendo interiorizzato un'immagine positiva dei rapporti amorosi, mancando di buoni modelli di riferimento, possono trovarsi impreparati ad una relazione sentimentale, avere paura dei conflitti, essere troppo possessivi, continuamente preoccupati di perdere ciò che hanno conquistato, incapaci di provare affetto o di esprimerlo in modo accettabile.

I legami familiari non si possono cancellare perché rimangono per sempre scritti nella nostra storia, ne costituiscono il tessuto narrativo. Per questo è importante aiutare le famiglie che si separano a non spezzare il filo delle loro vicende e le trame dei loro rapporti.

Dott.ssa Francesca Fontemaggi